venerdì, 5 ottobre 2012
A proposito del nostro post di qualche giorno fa riceviamo e volentieri pubblichiamo:
[...]
grazie anzitutto [...] per aver condiviso le sue perplessità riguardo alla nostra iniziativa e per le importanti riflessioni che ci aiuteranno a fare meglio nelle prossime occasioni, a cominciare dalla modifica dello slogan.
Proviamo a descrivere gli intenti con cui abbiamo ideato e costruito la campagna di offerta dei peperoncini. Gli scopi sono stati essenzialmente tre: far conoscere a un maggior numero di persone nel Paese il problema dell’autismo che molti bambini, adolescenti e adulti e le loro famiglie vivono con la difficoltà e spesso nella drammaticità che ha ricordato; raccogliere fondi per i nostri centri che non godono di alcuna sovvenzione pubblica; illustrare il contenuto delle Linee guida sull’autismo recentemente pubblicate dall’Istituto superiore di sanità che fanno un po’ di chiarezza sulle terapie possibili ed efficaci. Il retro della locandina che ha visto esposta e che ha suscitato la sua reazione dava conto di tutto questo.
Se avrà voglia di visitare il nostro sito (www.unabreccianelmuro.it), potrà comprendere meglio come operiamo e verificare che la pensiamo come lei: non diamo false illusioni, lavoriamo insieme alle famiglie per fare in modo che i loro bambini possano essere persone realizzate e ragionevolmente serene, per citare le sue stesse parole.
Lo slogan della campagna, ed è soltanto uno slogan, voleva avere impatto; voleva smuovere le coscienze e far fermare le persone a riflettere. Certamente non era nelle nostre intenzioni e non avrebbe mai potuto esserlo, per la nostra storia, per la nostra sensibilità, essere contro le persone autistiche. Lo chiariva il sottotitolo: “Giornate di solidarietà per i bambini con disturbi dello spettro autistico”; lo dice il nostro logo che illustra il lavoro che facciamo: aiutare le persone a esprimere se stesse, a proiettarsi verso il mondo con la loro diversità.
Abbiamo iniziato con i bambini di 2-6 anni con successo e con l’apprezzamento delle famiglie alle quali pure abbiamo chiesto un’applicazione approfondita e durevole: per accettare la diagnosi, comprendere i problemi, apprendere e proseguire la terapia in casa. Abbiamo avuto chiaro che le differenze più marcate dei bambini autistici rispetto ai loro coetanei si esprimono in modo forte e pesano molto negativamente nella scuola primaria: abbiamo quindi esteso il nostro intervento ai bambini di 7-12 anni, per accompagnarli nel difficile percorso di integrazione scolastica, con le difficoltà che derivano da un ambiente in generale poco preparato e ancora meno attrezzato a riceverli. Ci stiamo avvicinando al mondo degli adolescenti, perché l’autismo fa parte delle persone, le accompagna per tutta la vita e non possiamo far finta che il problema non ci riguardi, non riguardi la società civile nel suo complesso.
Il tipo di intervento proposto nei nostri centri, come sa, è di tipo cognitivo comportamentale ed è personalizzato in relazione alle competenze presenti e allo stadio evolutivo dei bambini autistici; mira a valorizzare le loro qualità intrinseche e cerca di risolvere gli impedimenti nella comunicazione e nelle relazioni. Ci farebbe molto piacere conoscerla di persona e poterle mostrare quello che stiamo facendo.
Non sappiamo ancora se l’ipotesi di apertura di un centro a Torino per i bambini di 2-6 anni si concretizzerà come speriamo, ma saremmo lieti e le saremmo grati se avesse la possibilità e la volontà di sostenerci.
Un saluto cordiale,
Alberto Zuliani
presidente
Associazione di Volontariato "Una breccia nel muro"
Bene….
Mi pare che non capiscano (o non vogliano capire) il senso del tuo post. Ciao
@gianni: no, credo che sia piu' complicato di cosi'. Credo totalmente alla buona fede dell'iniziativa — e mi pare autentica la sorpresa di trovarsi di fronte a un dissenso come il mio. Penso che ci sia un problema profondo di cultura — per cui si fatica ad uscire, anche con le migliori intenzioni, dalla logica per cui occorre tendere a "curare" le persone diversamente abili, nel senso di portarle a convergere il piu' possibile verso la norma. E in Italia siamo molto piu' indietro che altrove.
Già. Normalizzazione ed adattamento….