domenica, 30 settembre 2012
Lo scrivo a posteriori, perche' non volevo nemmeno per sbaglio interferire con un'iniziativa di raccolta fondi che per molti versi mi pare lodevole.
Qualche giorno fa, nel parcheggio di un grande centro commerciale della periferia torinese, ho visto questa locandina:
L'iniziativa raccoglie fondi per la creazione di centri per il trattamento dei bambini autistici da due a dodici anni, in in diverse citta' italiane e in particolare qui a Torino. Personalmente ho molte perplessita' sul metodo ABA: tuttavia e' un approccio sperimentato che — entro certi limiti — porta risultati positivi: quindi ben venga che si creino strutture capaci di avviare precocemente bambini autistici a questo trattamento.
Quel che non mi va giu' — proprio non mi va giu' — e' lo slogan della campagna "Contro l'autismo scende in piazza il peperoncino". Al di la' dell'immagine vagamente ridicola dei peperoncini in corteo con striscioni e bandiere, quel che disturba e' l'idea purtroppo ricorrente che l'autismo sia un nemico *contro* cui lottare — una forza oscura e minacciosa contro la quale mobilitarsi, da sconfiggere. Perche' quest'idea si innesta su un'altra, altrettanto ricorrente e nefasta: che i nostri bambini possano essere "guariti" dall'autismo come li si guarisce dal morbillo — o perfino da una leucemia. Che il loro autismo sia qualcosa di estrinseco, che non fa parte di loro, che si sovrappone al loro vero essere — e li deforma, li rende malati, sofferenti. E che il giorno che sradicheremo l'autismo da loro, finalmente i nostri figli emergeranno in tutta la loro perfezione, belli e sani come devono essere. Normali, finalmente.
Non e' cosi'. I nostri figli *sono autistici*, non *hanno l'autismo*. Fa parte di loro, dei loro geni, della loro persona — in maniera essenziale, costitutiva. Essere autistici e' una parte importante della loro natura, del loro carattere — delle loro difficolta' certo, ma anche delle loro gioie, del loro modo di vedere il mondo, di starci dentro. Se non sappiamo rispettare e amare il loro essere autistici, stiamo rifiutando un carattere importante dei nostri figli, vorremmo annullare un pezzo fondamentale della loro persona. Non c'e' un bambino normale nascosto dentro a It: c'e' un bambino clamorosamente fuori dal normale, che puo' essere una persona realizzata e ragionevolmente serena soltanto se lo si aiuta a vivere al meglio la sua diversita'.
Per questo chi scende in piazza contro l'autismo scende in piazza contro nostro figlio, non per lui. Anche perche' alimenta l'idea che il nostro bambino autistico sia alla fin fine sbagliato, difettoso — che possa avere un pieno valore di persona umana soltanto nella misura in cui lo si aggiusti, lo si faccia assomigliare alle persone normali.
No grazie. Non abbiamo bisogno che si scenda in piazza contro l'autismo. Sono gia' in tanti a farci la guerra, negando a nostro figlio i diritti elementari: una scuola adatta a lui, ambienti di vita non discriminatori, un aiuto concreto per superare le difficolta' che incontra, un rapporto con le istituzioni non vessatorio. Ci mancavano solo piu' i peperoncini.
Non puoi immaginare quanto sia d'accordo. Stamattina ci hanno chiamato dall'ASL per comunicare che, a dispetto di quanto detto a giugno, hanno finito i soldi per i rimborsi (parziali) delle terapie che fa Tommaso. Altro che peperoncino…
[...] Il peperoncino è una cura contro l'autismo ? un post del Ratto [...]
Sì, lo slogan è infelice, soprattutto per quel Contro. E il tuo post è chiarissimo, oltre che giusto.
è bello leggere questo genere di post.
mi fa sentire meno aliena in questo mondo tutto sbagliato.
vi abbraccio tutti !
Parole perfette…. Grazie
Difficile conciliare la sintesi richiesta da uno slogan pubblicitario con la complessità del problema affrontato.