martedì, 2 giugno 2009
Purtroppo non è il titolo di un romanzo giallo, magari di un Maigret. Il Leon d'Oro è un albergo ristorante di Casteldelfino, un borgo decisamente affascinante della Val Varaita, non lontano dal confine con la Francia, un posto un po' fuori dal mondo che noi amiamo da tempo. Una domenica di questo nevosissimo inverno ci siamo fermati a pranzare, in una cornice un po' surreale, in compagnia di alpini e poliziotti inviati per fronteggiare l'emergenza climatica. Pure It accettò di mangiare un po' di agnolotti, il che per lui è stato un discreto riconoscimento alla cucina del posto. L'atmosfera, con metri di neve sui tetti delle case, era decisamente fiabesca.
Ma anche a Casteldelfino succedono cose che ti immagineresti solo in determinati quartieri della pericolosa metropoli torinese, quelli di cui si parla con grande allarme tutti i giorni in certe pubblicazioni. E così la signora che gestiva il Leon d'Oro è stata inopinatamente uccisa, a quanto pare da un ex tossicodipendente uscito da circa un anno dal carcere di Fossano, per motivi ancora non chiariti.
Non c'è una morale in questa storia; ma non può non colpire il destino che porta una signora non più giovane a finire uccisa in un borgo di montagna dove ha intrapreso con un certo coraggio la gestione di un albergo. Non è certo così che avrebbe pensato di poter finire, né noi avremmo pensato di ricordarci per sempre una bella domenica ricollegandola ad un brutale omicidio.
E pensare che l'albergatrice, Rosalia Perricone. a quanto pare era originaria di Palermo ed è arrivata al capo opposto del paese, in in luogo completamente diverso, per morire così.
Riposi in pace, signora Perricone. Magari c'e' un paradiso per gli albergatori dei paesi di montagna, senza impianti sciistici e torme di turisti.
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