lunedì, 19 gennaio 2009
Fino al 1848 negli Stati Sabaudi agli Ebrei e ai Valdesi — in generale ai non cattolici — tra molte altre limitazioni era vietato possedere edifici di culto che potessero essere individuati dalla pubblica via. Le sinagoghe erano quindi degli edifici nascosti, perfino quando appartenevano a comunita' importanti e floride come quella di Casale.
Fu Carlo Alberto, con la concessione dello Statuto e con le leggi di emancipazione, a concedere ad Ebrei e Valdesi, oltre che la piena parita' di diritti, anche la possibilita' di costruire luoghi di culto visibili ed affacciati alla strada. Le comunita' ebraiche del Piemonte colsero questa opportunita' e costruirono numerose sinagoghe monumentali: a Vercelli, ad Alessandria, a Torino — celebrando con un linguaggio magniloquente (e curiosamente impregnato di esotismo mozarabico, ma su questo torneremo altrove) il nuovo diritto a vivere senza nascondersi.
A distanza di centosessant'anni dall'emancipazione il Cardinal Poletto auspica che ai Musulmani di Torino sia permesso avere dei luoghi di preghiera, purche' non visibili all'esterno e "senza minareti": "Città come Torino – ha precisato – sono abitate per l’80-85% da cristiani battezzati, non mi sembra che i tempi siano maturi per far sorgere minareti accanto ai campanili, se non altro per il rispetto delle percentuali." Quel che Poletto ha in mente per i cittadini di religione islamica, insomma, e' uno status uguale a quello degli Ebrei prima dell'emancipazione. E gia' che ci siamo, che ne dite di abbattere i quattro impressionanti torrioni a cipolla della sinagoga di Torino?
Proporrei anche che milanisti e interisti nella città di Torino non possano mostrare sciarpe, maglie e altri oggetti con colori sociali nei giorni delle partite di calcio o comunque quando diano fastidio alla maggioranza delle persone. Tanto direi che almeno l'80-85% dei torinesi sono granata o bianconeri, quindi tutto torna.
per non parlare di quella cupola così strana, vicino a Palazzo Nuovo, che proprio gli Ebrei volevano e che è alta quasi quanto il prossimo grattacielo Intesa-Sanpaolo.
Torino non sarebbe la stessa se l'arcivescovo di allora avesse detto la stessa cosa sulle sinagoghe!
@alessio: non so se i tifosi bianconeri e granata potrebbero accettare di essere ricompresi in una sola categoria… magari trovano meno offensive le sciarpe della Samp o del Livorno (o forse perfino quelle delle innominabili squadre dell'innominabile citta' oltre-Ticino) che quelle dei cugini.
@pappagheno: di quella cupola li' mi riprometto di parlare nei prossimi tempi — quanto agli arcivescovi, bisogna se non altro riconoscergli la coerenza: nel 1848 diedero parere contrario all'emancipazione degli Ebrei. Pero' Carlo Alberto li ignoro' — mentre mi pare che oggi la politica sia sempre pronta a inginocchiarsi davanti alla prima tonaca che passa.
[...] si può. W Carlo Alberto!, chez il Ratto. Written by restodelmondo in: Uncategorized | [...]