giovedì, 3 luglio 2008
(poi, come promesso, non ne parlo piu' — perche' non e' che l'argomento sia entusiasmante. Ma questa la dovevo dire, giusto a scanso di equivoci su come la penso)
Sulla stampa italiana gira un certo senso di disappunto e sorpresa perche' questo governo sta facendo la faccia feroce e ha bruciato ogni ipotesi di dialogo (e illusione di decenza istituzionale) in pochi giorni. Ma che sorpresa e sorpresa.
Gli aracnidi al potere stanno facendo esattamente quello che si sapeva che avrebbero fatto. E gli Italiani li hanno votati, *consapevoli* di quello che avrebbero fatto.
Le porcate per mettere il capo e i suoi famigli al sicuro dai processi: erano previste — e perfino promesse, con qualche complicita' bipartisan.
La concezione del governo come potere monocratico, intollerante di ogni forma di checks and balances: fa parte del DNA berlusconiano, oltre che delle loro proposte di riforma della Costituzione. Anche queste ben note prima delle elezioni.
Le disposizioni sugli immigrati e sui rom, razziste e incompatibili con lo stato di diritto: del tutto in linea con quanto la Lega aveva promesso. Non e' che Gentilini o Calderoli siano piovuti dal cielo il giorno dopo il voto.
Potrei continuare, ma non ce n'e' bisogno. Gli Italiani sapevano che cosa stavano votando, e quindi e' evidente che gli Italiani vogliono esattamente cio' che il governo sta dando loro: perche' in fondo sono razzisti, sono allergici alla rule of law — e vogliono fortemente un Capo. Tanto e' vero che in buona sostanza sono contenti di quel che succede — o al massimo non gliene frega un… Inutile — quasi puerile — prendersela con Berlusconi — sono gli Italiani che — a salda maggioranza — fanno ribrezzo.
Quanto a quelli che speravano che dopo il voto tutto sarebbe stato diverso e piu' civilizzato — o erano in malafede o sono totalmente ciechi.
* La scena a cui faccio riferimento inizia a 2'58" di questo cartoon di Wile E. Coyote:
Concordo,
peccato per i pochi come me che non lo hanno votato e non possono trasferirsi (codardamente od opportunisticamente) all'estero.