venerdì, 16 febbraio 2007
… e cercassimo di guardare le cose nel merito, una volta tanto?
C'e' un disegno di legge del Governo che prevede che tra due persone conviventi si possa:
- prestarsi assistenza e avere diritto di accesso in ospedale in caso di ricovero dell'altro convivente per malattia;
- designarsi vicendevolmente a prendere decisioni sulle modalita' di cura del convivente in caso di malattia incapacitante, o sulla donazione di organi e sui funerali in caso di morte;
- chiedere un permesso di soggiorno per il convivente extracomunitario che non ne e' dotato;
- vedere riconosciuto il rapporto di convivenza ai fini dell'assegnazione di alloggi di edilizia popolare;
- subentrare nel contratto d'affitto alla morte del convivente (sempre che la convivenza duri da almeno tre anni o che da essa siano nati dei figli);
- vedere riconosciuto il rapporto di convivenza al fine di favorire il mantenimento della comune residenza nei trasferimenti e nelle assegnazioni di sede dei dipendenti pubblici (anche qui: sempre che la convivenza duri da almeno tre anni o che da essa siano nati dei figli);
- avere diritto a una pensione di reversibilita' in caso di morte del convivente;
- avere diritto ad ereditare dal convivente se la convivenza e' durata almeno nove anni (cioe' piu' di molti matrimoni);
- avere diritto a un assegno di mantenimento da parte dell'ex-compagno se la convivenza e' durata almeno tre anni.
La norma non dice altro. Qualcuno, fuor di polemica e cercando di parlare di cose concrete, mi spiega come fa un provvedimento di questo genere a costituire una minaccia per la famiglia e per i valori su cui si fonda la nostra societa'? Per favore — dico davvero.
Vorrei poterti rispondere, ma francamente, davvero, non lo capisco neanche io. A me sembra, al contrario, che una legge così formulata (o quella dei PACS presente in altre nazioni) tuteli le famiglie. Tutte.
Il Ns.ex ministro Alemanno, in una presenziata a Porta "la Sporta" di Vespa – vista su BLOG – sosteneva la non necessità di una siffatta legge atteso che "ci sono già sentenze di Cassazione" a ribadire questi concetti.
Forse si crederà di viverre in America: chi gli ricorda che in Italia tali sentenze non rientrano nella gerarchia delle Fonti del Diritto e davanti ad un Giudice nulla valgono o poco più?
Spero vivamente per lui – e per noi visto il ruolo istituzionale ricoperto – che nel corso della trasmissione si sia corretto, spiegato meglio.