giovedì, 9 giugno 2005
Secondo dati dell'UAAR (quindi di parte e da verificare, ma credo che siano nelle grandi linee esatti), la Chiesa cattolica italiana incassa quasi il 90% delle somme dell'8 per mille (poco meno di un miliardo di euro, a quanto pare), anche se soltanto un terzo dei contribuenti la ha indicata come destinataria della propria quota. Come e' possibile? Perche' meno del 40% dei contribuenti compila la scheda per la destinazione dell'8 per mille — ma l'intera somma disponibile viene ripartita proporzionalmente alle indicazioni delle schede compilate*. Quindi, come nel caso del referendum, la Chiesa cattolica lucra su chi non prende posizione, sugli astenuti. E come nel caso del referendum, l'astensione di molti fa si' che una minoranza decida per la maggioranza.
Faccio una proposta: tutti coloro che vanno a votare il 12 e il 13 giugno si ricordino di votare anche al momento della dichiarazione dei redditi**. Non importa per chi: ma non si astengano, non favoriscano con la loro passivita' le scelte altrui. E chi ritiene che la Chiesa abbia sbagliato a far propaganda per l'astensione, la colpisca con il contrappasso: destini il suo 8 per mille a qualcun altro.
* Alcune confessioni religiose hanno scelto tuttavia di incassare soltanto le somme derivanti dalle indicazioni esplicite dei contribuenti, rinunciando alle quote di chi non ha compilato le schede.
** Anche chi non presenta la dichiarazione dei redditi puo' compilare la scheda per la destinazione dell'8 per mille: c'e' da andare in banca o alle poste, ma ne vale la pena.
La scheda, i soldi e altri cortocircuiti
Nel versante dei cristiani non ci sono solo i cattolici, sia per il referendum che per l'8 per mille IRPEF.
Visto che Alessio, nel post segnalato qui sopra, fa il suo outing, lo seguo a ruota: il mio 8 per mille — come e' facile intuire — va all'Unione delle Comunita' Ebraiche — che tra l'altro hanno invitato ad andare a votare.