mercoledì, 25 maggio 2005
Il cast di questo film del 1985 è una parata di attori che ora hanno un grande futuro dietro le spalle e la cui fama non ha per lo più resistito alla fine degli anni '80, ma che all'epoca sembravano tra le migliori promesse in circolazione: Rob Lowe, poi noto anche come pedofilo e da qualche anno di nuovo in auge come interprete di West Wing, serie che in Italia passa quasi clandestinamente su Rete 4; Ally Sheedy, brevemente famosa per i film della serie Short Circuit (1 e 2, 1986 e 1988), poi entrata nel circuito dei tv movies; Mare Winningham, che per la verità a parte il non indimenticabile Turner e il casinaro (1989) con Tom Hanks, dal circuito dei tv movies non è mai uscita; Emilio Estevez, figlio di Martin Sheen (il presidente Bartlett di West Wing, guarda caso). il cui maggiore successo è stato il western giovanilista Young Guns (1988); Judd Nelson, che sempre nel 1985 ha fatto Fandango, quello con Kevin Costner; Andrew Mc Carthy, che io trovavo adorabile, ma che dopo Pretty in Pink (1986), con il titolo tratto da un canzone degli Psychedelic Furs, ha fatto poco altro ed è stato riarssobito anche lui dai tv movies. Ma ovviamente la più famosa è diventata Demi Moore, che ha raggiunto il culmine del successo negli anni '90 (chi si ricorda delle grandi polemiche per filmacci come Rivelazioni, in cui quale manager in carriera seduceva Michael Douglas e Striptease, in cui esibiva le tette rifatte in casti spogliarelli?) e che ora è tornata agli onori delle cronache per essersi fatta il fidanzato poco più che ventenne (ora pare che sia anche incinta). Esaurita questa nostalgica parata di stellette degli anni '80, va detto che il film, diretto da Joel Schumacher (che anche lui come Leisen ha cominciato come costumista, tra l'altro di Interiors di Woody Allen, ad esempio), è una sorta di Grande Freddo dei piccoli, in cui un gruppo di ventitreenni o giù di lì è in bilico tra il rimpianto per l'università ormai finita e l'aspettativa del futuro. Per la verità a ripensarci 'sti twentysomething appaiono piuttosto vecchi a me che ormai ho oltrepassato la trentina (vedere la coppia sposata Sheedy-Nelson, già in crisi), ma il film è abbastanza piacevole. E poi c'è la metafora da cui viene il titolo che mi è sempre sembrata molto vera. Ogni giorno, dice il personaggio di Rob Lowe, ci inventiamo delle difficoltà piccole da affrontare, per sopportare meglio e parcellizzare la generale difficoltà di vivere; questi problemi più o meno fittizi sono come i fuochi di Sant'Elmo che appaiono nella tempesta e sono il segno che il peggio sta per finire. E questa cosa mi torna spesso in mente.
è uno dei film che mi sono ripromessa di vedere prima o poi….