martedì, 31 maggio 2005
La spiegazione di Rutelli per la presentazione di liste autonome della Margherita nel proporzionale alla Camera e' grosso modo questa (correggetemi se ho capito male): il partito non mette in discussione la Fed, tanto e' vero che presentera' candidati comuni nella gran parte dei seggi (tutti quelli del maggioritario e quelli del proporzionale al Senato); al contrario, una lista separata ha maggiori possibilita' di intercettare a favore della Federazione un consenso moderato che avrebbe diffidenza dell'aggregazione con i DS. A questa spiegazione seguono due aggiunte: 1, che bisogna piantarla di discutere di contenitori e cominciare a discutere di contenuti, di identita' programmatica della Fed e dell'Unione; 2, che comunque di un soggetto politico unitario non si parla e non si parlera' prima del "2500 dopo Cristo" (come dice Mastella).
A prima vista non fa una grinza; e' un ragionamento del tutto anti-intuitivo per un ulivista come me, ma ha una sua logica. Tuttavia a ben vedere, quella logica fa acqua e rivela proprio nelle sue incoerenze i veri obiettivi della scelta. Provo a spiegare perche', a mio avviso.
Se la lista separata e' soltanto un espediente tecnico per acchiappare voti centristi in libera uscita — e la Federazione rispecchia una unita' sostanziale, allora e' una presa in giro nei confronti degli elettori che vorrebbe attrarre: perche', nell'ipotesi che la Fed sia effettivamente un insieme solido e coeso — e destinato a consolidarsi sempre piu' (come Rutelli afferma), ogni parlamentare eletto nella lista della Margherita farebbe blocco con gli eletti dei DS e del resto della Federazione. Io voto Rutelli per distinguermi da Fassino ed eleggo parlamentari che stanno con Fassino.
Se invece la lista separata puo' avere un senso vero — e un appeal verso l'elettorato moderato in fuga da Forza Italia — si deve fondare sull'idea (assolutamente legittima) di una sensibile differenziazione tra Margherita e DS, su un rapporto dialettico che preveda la possibilita' di divergenza parlamentare, di posizioni non congruenti. Solo cosi' chiedere il voto ai moderati in nome della differenza dalla sinistra potrebbe non essere un inganno. Ma allora addio Federazione: quella che Rutelli ha in mente e' una pura e semplice alleanza, sempre ribaltabile, sempre rinegoziabile. E quindi la scelta di fare liste separate e' assolutamente logica, ma e' tutto tranne che un mero particolare tecnico: e' anzi la una scelta politica della massima rilevanza*.
E allora si torna a quel che dicevo un po' di tempo fa: le divergenze tra prodiani e rutelliani sulla lista unica non sono una questione di seggiole o di lana caprina — sono politica e politica alta, importante. Resta il fatto che io sono entrato in Margherita per sostenere il disegno prodiano di una contaminazione forte tra le culture riformiste e della creazione di un nuovo soggetto politico, capace di rappresentare questa contaminazione — e che la prospettiva che Rutelli sta dando al partito, per quanto assolutamente legittima, mi e' del tutto estranea.
* C'e' una terza possibile spiegazione — che non escludo, ma che preferisco non accreditare: che correre da soli serva a contare i voti e a stabilire gli equilibri di potere tra componenti di una Federazione che prima o poi si fara'. Scommettendo su un buon risultato al proporzionale, Rutelli spera che la sua area conti di piu' nella nuova formazione politica. Se solo questa fosse la ragione della spaccatura, ci sarebbe da mettersi davvero le mani nei capelli; provo a convincermi che non sia cosi'.