lunedì, 25 aprile 2005
Per una singolare ma significativa coincidenza il sessantesimo anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo si celebra durante la Pasqua ebraica.
Pesach per l'ebraismo e' memoria della liberazione dalla schiavitu' d'Egitto, una schiavitu' che nel racconto biblico assume i contorni di un tentativo non solo di asservimento, ma di vero e proprio genocidio, di cancellazione dell'identita' e dell'esistenza di una nazione. Al tempo stesso, e' solo con la Pasqua, con la cruenta liberazione dall'oppressore che il popolo ebraico assume fino in fondo la propria natura e la propria identita', diventa cio' che e'.
Nella religione civile degli Italiani, prima che il clima di questi anni ne mettesse in dubbio perfino i fondamenti elementari, il 25 aprile e' stato qualcosa di molto simile: la memoria della liberazione del popolo, e nello stesso tempo il primo passo, cruento ma necessario, per la formazione di un patto civile e di una identita'. Quel che per la fede religiosa sono le Tavole della Legge, per la comunita' civile e' la Costituzione del '48. Oggi, ha ragione Scalfaro, l'uno e l'altro passaggio, la Liberazione e la Costituzione, sono sotto attacco: ma se rinunciassimo a questi, perderemmo i fondamenti della nostra coesione come popolo.
Certo, non si puo' ridurre Pesach a una occasione di riflessione sulla politica e basta. La dimensione religiosa non puo' astrarre dalla politica, ma la trascende. Tuttavia in quel nodo di liberazione e di fondazione dell'identita' di un popolo sta qualcosa di prezioso, a cui credo si debba una fedelta' assoluta.
Trovo comunque più solenne e significativa la Pasqua che la festa della liberazione… Auguri!
Il punto non e' questo, Leo. Certo che — in una prospettiva religiosa — Pesach "conta di piu'" del 25 aprile: da un lato c'e' la trascendenza e la prospettiva dell'eternita', dall'altra la storia.
Pero' credo che esista una solennita' laica delle ricorrenze civili. E che questa solennita' sia importante, che trascurarla o sminuirla sia un errore e una colpa.
E anche che — a ben leggere — ci siano consonanze importanti tra quello che dice la ricorrenza religiosa e quello che dice la ricorrenza civile — e che da qui debba venire materia per riflettere a laici e credenti insieme.